L’Ucraina destina oltre 30 miliardi alle armi a lungo raggio

La credibilità nucleare, i mandati turchi e il bando del mercurio ridisegnano posture e norme

Noemi Russo-El Amrani

In evidenza

  • L’Ucraina prevede oltre 30 miliardi per armamenti a lungo raggio entro il 2026
  • Un anno di deroga alle sanzioni energetiche per l’Ungheria accentua la frattura europea
  • La Convenzione di Minamata vieta il mercurio nelle amalgame dentali entro il 2034

Le conversazioni di oggi ruotano attorno a un doppio registro: la deterrenza e la resilienza nella guerra in Europa orientale, e la giustizia extraterritoriale che ridisegna i confini del conflitto mediorientale. In controluce, una nota di governance globale ricorda che, nonostante tutto, il multilateralismo continua a produrre regole comuni.

Europa orientale: deterrenza, ambiguità e catena logistica della guerra

Da Mosca arrivano segnali di riassetto con l’assenza di Sergej Lavrov, mentre dalla sponda atlantica si rafforza il messaggio di credibilità nucleare attraverso l’avvertimento del segretario generale Mark Rutte che ribadisce l’inutilità della minaccia atomica. In parallelo, la frattura intraeuropea sull’energia si accentua con la deroga annuale alle sanzioni energetiche per l’Ungheria, a cui fa eco la risposta di Volodymyr Zelensky al ruolo di Viktor Orbán sul percorso europeo di Kyiv.

"Ma certo che l'ha fatto..." - u/DevelopmentGreen3961 (2310 punti)

Sul terreno, l’inerzia offensiva russa trova un argine nel tributo di Zelensky alle Forze d’Assalto Aeree per la tenuta del fronte di Pokrovsk, mentre la proiezione a lungo raggio ucraina emerge con gli attacchi con droni a una sottostazione elettrica nel nord della Russia. A sostenere questa postura, Kiev quantifica la propria capacità industriale con la stima di oltre 30 miliardi per la produzione di armamenti a lungo raggio nel 2026, segnalando una saldatura sempre più stretta tra resilienza militare e filiere produttive.

Medio Oriente: giustizia extraterritoriale e conflitti ombra

L’uso della leva giudiziaria amplifica la contesa regionale con i mandati di arresto per “genocidio” emessi dalla Turchia contro leader israeliani, una mossa dal forte valore simbolico e dagli incerti effetti pratici. In parallelo, la conflittualità a bassa intensità si proietta nelle Americhe con il piano iraniano sventato in Messico contro l’ambasciatore israeliano, a conferma di una geografia di rischio che travalica i confini del Levante.

"Mi chiedo cosa sperasse di ottenere l’Iran uccidendo un ambasciatore in Messico. Probabilmente nulla se non creare terrore... È una buona notizia che il piano sia stato scoperto e fermato." - u/VidalEnterprise (205 punti)

Queste traiettorie parallele – lawfare e operazioni clandestine – spingono i governi a muoversi in un campo minato di norme, alleanze e percezioni pubbliche, dove ogni gesto giuridico o di intelligence ricalibra posture diplomatiche e architetture di sicurezza. La conversazione comunitaria intercetta così uno scenario in cui l’arena legale e quella informale si alimentano a vicenda, ridefinendo deterrenza, credibilità e costo politico delle scelte.

Governance globale oltre le crisi

Al di fuori della cornice bellica, il multilateralismo produce risultati concreti con l’accordo alla Convenzione di Minamata per vietare il mercurio nelle amalgame dentali entro il 2034, un passaggio che allinea salute pubblica, ambiente e filiere industriali. La scadenza più dilatata rispetto alle ambizioni iniziali riflette i costi di transizione, ma imprime comunque una rotta.

È un segnale che la cooperazione internazionale, pur compressa da guerre e rivalità strategiche, resta un asset capace di governare rischi lenti e diffusi. In controluce con i dossier di sicurezza, la capacità di negoziare standard globali resta un indicatore cruciale della tenuta dell’ordine internazionale.

I dati rivelano modelli in tutte le comunità. - Dra. Noemi Russo-El Amrani

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