La giornata su r/worldnews disegna una mappa della potenza nel 2025: la guerra in Ucraina si gioca sempre più sul logoramento energetico e sulla deterrenza a lungo raggio, mentre ai margini emergono crepe istituzionali e nuovi focolai. Il filo conduttore è la pressione: sulle raffinerie e sulle reti elettriche, sul mare europeo, e su Stati fragili dal confine afghano-pakistano al Madagascar.
Energia come campo di battaglia: raffinerie, reti e rifornimenti
La discussione su la crisi di carburante che colpisce oltre metà delle regioni russe mette in luce l’effetto cumulativo degli attacchi ai nodi petroliferi: capacità di raffinazione ridotta, pompe chiuse, razionamenti e rincari. In questo quadro si inserisce anche la rivendicazione di un colpo alla raffineria di Ufa, segnale di una campagna che mira a colpire la profondità logistica e il morale interno.
"Sembra che le sanzioni a lungo raggio dell'Ucraina stiano funzionando..." - u/martinus (524 points)
La guerra dell’energia non è solo benzina: gli attacchi missilistici con avvisi di blackout a Belgorod mostrano come la vulnerabilità delle reti elettriche si traduca in pressione sociale e in deterrenza quotidiana. L’aspetto più rilevante del dibattito è il fattore tempo: più persistono le interruzioni, più incidono su logistica, consenso e operazioni invernali.
"L'inverno sta arrivando..." - u/Ariesreader (347 points)
Deterrenza e slancio operativo: profondità di tiro e mare europeo
Il campo di battaglia di terra registra la liberazione di Mali Shcherbaky e un avanzamento sul fronte di Zaporizhzhia, tassello di un ritmo operativo che guadagna chilometri e visibilità. In parallelo, il confronto si sposta sulla portata dei sistemi a lungo raggio: le parole di Zelensky sull’ipotesi di trasferire missili da crociera statunitensi a lungo raggio indicano una finestra strategica in cui la minaccia credibile può piegare i calcoli del Cremlino.
"Come può la Russia essere preoccupata... è stata lei a iniziare questa guerra." - u/thr33hugeinches (424 points)
Non stupisce quindi che le preoccupazioni espresse a Mosca per una possibile fornitura di questi sistemi vengano lette come cartina di tornasole della deterrenza. Sul mare, la postura collettiva europea si è vista con l’emersione di un sottomarino russo nelle acque dell’Alleanza Atlantica e il pedinamento navale: una “scorta” coordinata che normalizza la vigilanza e segnala che ogni piattaforma russa in transito viene osservata e accompagnata.
Fragilità istituzionali e riverberi globali
Lontano dal Donbass, la tensione monta lungo il Durand Line: le operazioni di confine in cui Kabul sostiene di aver ucciso decine di soldati pakistani fotografano un equilibrio instabile fatto di accuse incrociate, accesso limitato e rischi di escalation regionale. Il denominatore comune, per la comunità, è la responsabilità accumulata nel tempo e il ritorno a casa di scelte strategiche passate.
"Il Pakistan ha sostenuto i talebani durante la guerra in Afghanistan. Si raccoglie ciò che si semina." - u/chunrichichi (2951 points)
La debolezza istituzionale si manifesta anche nell’oceano Indiano, dove le accuse del presidente malgascio di un tentativo di presa del potere da parte dei militari riflettono la frustrazione sociale contro servizi essenziali in crisi. E la guerra europea continua a proiettare ombre globali: il caso dello studente indiano catturato in Ucraina mentre combatteva per la Russia ricorda come reclutamento, coercizioni giudiziarie e economie disperate allarghino il bacino umano di un conflitto che resta, quotidianamente, transnazionale.