Droni ucraini devastano logistica russa, Parigi riconosce Palestina

La campagna di interdizione ucraina, le minacce polacche e il riconoscimento della Palestina rimodellano equilibri.

Luca De Santis

In evidenza

  • Bohdanivka: distrutto un deposito con oltre 19.000 droni e sistemi ZUBK14 lungo l’asse ferroviario verso Donetsk
  • Mosca colpita da esplosioni in nove distretti con rallentamenti agli aeroporti e misure di emergenza
  • Baltico: tre MiG-31 ignorano i segnali; Varsavia autorizza l’abbattimento di oggetti in violazione dello spazio aereo

Oggi la conversazione globale si concentra su due assi in tensione: la guerra che si digitalizza e l’ordine internazionale che si ricompone tra simboli e confini. Dalle retrovie del Donbas ai corridoi dell’ONU, la posta in gioco è deterrenza e legittimità. La comunità reagisce con una miscela di ferocia, ironia e impazienza.

Droni, munizioni e il contraccolpo su Mosca

La superiorità tecnica non si ostenta: si misura in magazzini che saltano in aria. L’operazione ucraina che ha annientato un enorme deposito di munizioni con oltre 19.000 droni e rari ZUBK14 in Bohdanivka, lungo l’arteria ferroviaria verso Donetsk, è un manuale di interdizione logistica ben riuscita, come mostrano i dettagli della distruzione del deposito e dei sistemi guidati. La stessa matrice operativa emerge nelle ulteriori demolizioni di magazzini in Donbas e Luhansk, che colpiscono brigate e hub nascosti fuori teatro, segnalando una campagna di profondità.

"Indicate una ‘superpotenza’ più maldestra e delirante della Russia. Sta perdendo raffinerie, mezzi sovietici, uomini, reputazione delle sue difese e come alleato. Putin pensava di giocare a ‘scacchi 5D’ quando il gioco era acchiappa-talpe." - u/Illustrious-Ad1074 (1309 points)

La guerra dei droni ora rimbalza su Mosca: esplosioni in nove distretti, aeroporti rallentati, un apparato costretto a minimizzare con “restrizioni temporanee”, mentre la capitale incassa il nuovo fronte urbano aperto dalla raffica di velivoli senza pilota. È lo specchio rovesciato della campagna ucraina: ciò che era considerato “profondo” diventa improvvisamente “vicino”.

"Hanno provato a non essere in guerra?" - u/Maibor_Alzamy (1123 points)

Deterrenza aerea: dalla dottrina alla prassi

La dottrina si fa prassi quando i confini smettono di essere linee su una mappa. La posizione di Varsavia è chirurgica: abbattere gli oggetti in violazione chiara dello spazio aereo, senza gradazioni di ambiguità, e la minaccia di Tusk contro i jet russi rende esplicito ciò che molti paesi pensano e pochi dicono. Nel Baltico, tre MiG-31 che ignorano i segnali degli equipaggi italiani su Estonia danno sostanza al pericolo calcolato delle “incursioni di prova”.

"Abbatteteli allora." - u/Heisenberg_235 (1682 points)

All’ONU, la barra polacca si alza ancora: “Avete avuto l’avvertimento”, mentre si discute persino di un muro di droni lungo il confine orientale europeo. Sul versante opposto, il Cremlino annuncia “dichiarazioni importanti” e ribadisce il rispetto formale del trattato New START fino alla scadenza: un messaggio che cerca di incanalare l’escalation verso un rituale di prevedibilità, mentre gli alleati ribadiscono la regola non scritta del 2015 turco.

"Sappiamo che non vi importa della legge internazionale e che siete incapaci di vivere in pace con i vostri vicini. Il vostro nazionalismo folle contiene una brama di dominio che non cesserà finché non capirete che l’età degli imperi è finita e che il vostro impero non sarà ricostruito." - u/ffdfawtreteraffds (1651 points)

Riconoscimenti e beni culturali: la legittimità messa alla prova

Quando il riconoscimento diventa mainstream, non è un gesto: è un riallineamento. L’annuncio di Parigi che riconosce lo Stato di Palestina, con altri governi pronti a muoversi, scardina un tabù occidentale e mette Israele davanti a un bivio politico, mentre Washington frena e Berlino ribadisce la liturgia del negoziato a due stati. La diplomazia si sta normalizzando su una posizione un tempo impensabile, e precisamente per questo è dirompente.

In parallelo, l’istituzione museale più famosa del Cairo finisce sotto accusa: il bracciale d’oro del faraone Amenemope viene rubato e fuso per poche migliaia, tra telecamere spente e lacune procedurali. Se la legittimità internazionale si regge su norme credibili, anche la memoria materiale ha bisogno di istituzioni all’altezza: senza infrastrutture di fiducia, i riconoscimenti perdono forza e il patrimonio si riduce a metallo al peso.

Il giornalismo critico mette in discussione tutte le narrative. - Luca De Santis

Articoli correlati

Fonti