La propaganda piega i canali civici, 1,7 milioni di disdette

Gli organi ufficiali diventano strumenti di parte, mentre i rincari spingono cancellazioni di massa.

Luca De Santis

In evidenza

  • Disney perde 1,7 milioni di abbonati in una settimana dopo una sospensione televisiva.
  • L’abbonamento principale a un servizio di gioco aumenta di circa il 50%, provocando cancellazioni di massa e rallentamenti del portale.
  • Una lista di “nemici” pubblicata su siti ufficiali segna l’uso politico delle infrastrutture pubbliche dell’informazione.

Settimana inquieta su r/technology: il potere politico piega strumenti digitali e istituzionali, le piattaforme oscillano tra censura selettiva e megafoni di parte, gli utenti rispondono tagliando abbonamenti. Il filo conduttore è semplice e scomodo: chi controlla gli schermi governa il racconto, chi alza i prezzi misura la pazienza collettiva.

Potere, piattaforme e propaganda algoritmica

La normalizzazione dell’uso politico delle infrastrutture digitali pubbliche è esplosa in chiaro: dalla diffusione di una lista di “nemici” sul sito della Casa Bianca, alla manipolazione dei messaggi di assenza dei dipendenti del Dipartimento dell’Istruzione, fino all’uso dei siti ufficiali per attribuire la responsabilità della chiusura del governo a un solo schieramento. È la colonizzazione dell’informazione istituzionale: canali civici trasformati in strumenti di lotta, con la tecnologia a fare da leva.

"E accusano i Democratici di essere divisivi. Non si può essere più divisivi di una lista di nemici pubblicata sul sito della Casa Bianca." - u/jim45804 (1997 points)

Sul versante privato, il progetto dichiarato di trasformare TikTok in un megafono politico si intreccia con la circolazione di video generati con intelligenza artificiale diffusi dal presidente, mentre Google limita le sintesi automatiche su ricerche sensibili riguardo alla salute mentale del capo dell’esecutivo. Il confine tra informazione, propaganda e manipolazione automatizzata si assottiglia: ciò che appare neutro è sempre più il risultato di scelte discrezionali e opache.

Il portafoglio come voto: abbonamenti sotto assedio

Il pubblico non è più spettatore passivo: dopo la sospensione del programma di Jimmy Kimmel, Disney avrebbe perso 1,7 milioni di abbonati in una sola settimana, un contraccolpo che sfida l’aritmetica del mercato e mette in discussione la convinzione che i rincari compensino ogni crisi reputazionale. Quando la cultura diventa campo di battaglia, il tasto “disdici” parla più forte di mille comunicati.

"Ogni azienda sta spremendo ogni centesimo dai clienti; ho già cancellato alcune cose quest’anno, e un’altra sta per andarsene." - u/Lazerdude (4348 points)

Nei videogiochi, la ristrutturazione a più livelli e l’aumento di circa la metà del piano principale del servizio di abbonamento Xbox hanno scatenato un’ondata di disdette, al punto da mettere in difficoltà il sito durante le cancellazioni di massa. Il messaggio è chiaro: i contenuti contano, ma la trasparenza sul valore percepito e la sostenibilità dei prezzi contano di più.

Regole, privacy e patrimonio: la linea del fuoco

Mentre cresce il controllo politico sugli ecosistemi informativi, il quadro dei diritti arranca: il blocco alle norme che estendono le tutele contro i commercianti di dati a tutti i residenti tiene i cittadini esposti a un’industria opaca che tratta l’identità come merce. Il paradosso è compiuto: chi legifera resta più protetto di chi subisce il sistema.

"Il senatore Ted Cruz ha fermato una legge che avrebbe dato ai normali cittadini le stesse tutele di privacy dei parlamentari federali e dei funzionari pubblici." - u/Bill_Salmons (3785 points)

E quando la politica tocca i simboli, il rischio diventa irreparabile: l’ipotesi di trasferire la navetta Discovery a Houston comporterebbe, secondo le stesse istituzioni scientifiche, lo smontaggio del veicolo con danni permanenti e costi fuori scala, come emerge dalle valutazioni su un eventuale trasferimento. In un’epoca in cui i dati personali e i beni culturali sono entrambi ostaggi della contesa, la domanda non è più cosa si può fare, ma cosa conviene salvare.

Il giornalismo critico mette in discussione tutte le narrative. - Luca De Santis

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