La telefonata Trump‑Xi spinge Bitcoin a quota 88 mila

Le mosse del credito e l’hashrate cinese ridisegnano potere di mercato e sicurezza

Luca De Santis

In evidenza

  • Bitcoin balza verso 88 mila dopo la telefonata Trump‑Xi; il mercato cripto guadagna oltre il 2%.
  • L’hashrate cinese viene stimato attorno al 14% del totale nonostante il divieto.
  • Un portafoglio apre una posizione lunga su 15.000 ETH e le tesorerie aziendali preparano 21 miliardi per acquistare Bitcoin.

Su r/CryptoCurrency oggi si salda un triangolo di forze: geopolitica che accende l’appetito per il rischio, finanza tradizionale che apre e chiude rubinetti a piacimento, e una comunità costretta a confrontarsi con la fragilità della privacy e della sicurezza fisica. La narrativa di facciata vacilla, mentre gli utenti leggono ciò che i grafici non dicono: chi controlla accesso e informazione controlla il prezzo.

Rischio globale, segnali di potere e la geografia del mining

Il segnale più forte arriva dal mercato: l’impennata di Bitcoin dopo la telefonata Trump‑Xi, raccontata nel thread che ha seguito il balzo verso quota 88 mila, si intreccia con un’altra verità scomoda, ovvero la riemersione del hashrate cinese con stime attorno al 14% del totale nonostante il bando. Il messaggio politico è fin troppo chiaro: il divieto serve alla negazione pubblica, non alla rinuncia privata.

"Gli indici azionari statunitensi sono saliti e il mercato cripto ha guadagnato oltre il 2% perché è tornato l’appetito per il rischio dopo quella telefonata. Non è solo Bitcoin: è sentiment di mercato più ampio e meno paura di guerra commerciale; le probabilità di un accordo USA‑Cina sono salite." - u/Routine-Tomato-6896 (95 points)

Nel sottobosco dei flussi, un portafoglio associato a un presunto insider ha aperto una posizione lunga su 15.000 ETH, mentre la macchina delle tesorerie corporate affila le lame con nuovi 21 miliardi pronti ad acquistare Bitcoin. È l’asse strategico del ciclo: produzione di hash dove l’energia costa poco, accumulo di riserva dove il capitale costa meno, e nel mezzo una volatilità trasformata in strumento di dominio.

Debanking e potere d’indice: la strategia del rubinetto

La community non crede alle coincidenze: dalle accuse di una timeline coordinata contro le tesorerie Bitcoin e Strategy, ricostruite in un thread che punta il dito su JPMorgan, al caso della chiusura dei conti personali del CEO di Strike nonostante proclami politici opposti, il segnale è brutalmente semplice: chi possiede il credito decide chi può partecipare.

"Quello descritto è piuttosto standard per una banca in termini di antiriciclaggio: se sospettano qualcosa, chiudono e non ti diranno mai le ragioni. Il ‘vago’ è nel racconto dell’articolo, non nel loro processo." - u/setokaiba22 (14 points)

La contraddizione è spettacolare: mentre circolano piani per accettare Bitcoin ed Ethereum come collaterale, crescono gli appelli a chiudere i conti dopo l’allarme su Strategy e l’ipotesi di esclusione dagli indici, come nell’invito a boicottare JPMorgan. Quando l’inclusione negli indici diventa leva di disciplina, l’istinto del retail evoca la memoria della rivolta del 2021; ma questa volta la partita tocca il cuore delle riserve aziendali.

"Era ovvio dall’inizio: se Bitcoin deve diventare un grande attivo globale, Strategy e Saylor non possono esserne il volto. Qualcuno proverà a farli cadere." - u/tobypassquarant (119 points)

Privacy esposta, ricchezza vulnerabile

La sovrapposizione tra identità digitale e capitale è estrema: la visibilità obbligatoria del Paese su X ha acceso i riflettori sui rischi per i profili ad alta esposizione, come discusso nel post sulle preoccupazioni di privacy. L’accountability è un principio nobile, ma quando diventa doxing di massa, la differenza tra trasparenza e bersaglio si assottiglia.

"Tutto ciò che spinge le persone a capire che i social sono una trappola e che è meglio starne lontani è positivo: è diventato impossibile distinguere fatti da propaganda, perciò il valore politico dei social dovrebbe essere ridotto a zero." - u/Mission_Biscotti3962 (41 points)

Nel mondo fisico, l’aggressione segue le tracce digitali: l’invasione domestica con furto di 11 milioni in cripto a San Francisco ricorda che non esiste sicurezza on‑chain se la routine off‑chain tradisce gli asset. I congelamenti di stablecoin e i controlli degli exchange aiutano a posteriori; la difesa vera resta la disciplina operativa: minimizzare segnali di ricchezza, segmentare dispositivi e identità, e comprendere che ogni abitudine è un indirizzo potenziale.

Il giornalismo critico mette in discussione tutte le narrative. - Luca De Santis

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Fonti